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I Diavoli Blu. Viaggio nella Malinconia del Blues del Mississippi per compredere la Nostalgia.

Cosa c'è realmente dietro ai "diavoli blu", i blues, che diedero inizio alla musica del sentimento e dell'emozione? Da dove deriva il termine "blue" per indicare non solo il colore, ma anche il sentimento di ansia e malinconia diffusa? Fate le valigie, si parte per seguire il Mississipi.

 

Rewind.

Molti si chiederanno da dove sia venuta fuori la storia dei diavoli blu. Ebbene, i blues erano dei diavoli allucinatori - un po' come le fate verdi per l'assenzio - che comparivano nelle allucinazioni psicotiche da craving di alcool per gli alcolisti, chiamate recentemente, per l'appunto, Delirium Tremens. Il termine Blue divenne un termine utilizzato per molte condizioni psichiche, a partire dalle allucinazioni psicotiche da sostanze sino ad arrivare ad un più generico significato di "ubriaco" nei primi dell'800.

Ben presto, il termine smise di riferirsi unicamente allo stato indotto da intossicazione alcolica o correlate, ma si rivolse a qualsiasi stato di agitazione malinconica o depressiva.

Per gli Afroamericani, ad esempio, il blues si riferiva anche ad un ballo lento, corpo a corpo, ricco di intensità.

In questo modo, han cominciato ad essere blues anche quei ritmi lenti, cadenzati, ricchi di pathos che narravano con semplicità, grinta e passione di stati d'animo sofferenti, di disgrazie, di dolori di cui tutti - almeno una volta - siamo sofferenti. Il ritmo blues ha un ritmo di origine nera, che riprende quelle cadenze spirituali e ipnotiche delle ballate Africane.

Tali ritmi sono stati poi profondamente apprezzati anche dai "bianchi", tra i colletti bianchi e le sale da cocktail, dimenticandone l'origine profonda che trae spunto dalla prima e grande passione dei bluesman: la propria terra natale.

Il tutto iniziò tra gli schiavi neri, deportati senza pietà nel 18esimo secolo dalle colonie nelle coste Ovest dell'Africa fino alle piantagioni a basso costo. Tra le condizioni di schiavitù, dipendenza economica e rassismo in cui vivevano, la zona circostante il delta del Mississippi era in realtà la zona più "libera" tra gli schiavi, dove era concesso almeno cantare o vestire come le proprie radici consentivano.

E perchè, quindi, la Nostalgia?

Quando delle persone vengono deportate, re-individualizzate, perdono ogni contatto con la propria cultura precedente, e ciò che rimane è nella memoria. La memoria è essa stessa soggetta alle emozioni, e le emozioni ne gestiscono la saturazione, la cancellazione (come nei casi di traumi valutati come "troppo" forti per essere ricordati) e.. anche l'eccesso. Sì, l'eccesso di ricordi. Alcuni ricordi vengono costruiti ad hoc sull'emozione che intendiamo attribuire ad un dato periodo, ad una data situazione. Vengono modificati ricordi e saturati nell'emozione che vogliamo trattenere.

Questo è ciò che avvenne per molti: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. E il cuore di alcuni si sarebbe tarato sulle nuove abitudini, sulla nuova vita: le comunità più "represse" e ristrette in atteggiamenti, alimentazione e vestiario da coloni Americani furono amalgamate in costumi che non erano loro ma che - a lungo andare - divennero loro.

Nel delta del Mississippi, però, questa libertà nei costumi e nei canti lasciava spazio ai ricordi. E i ricordi divenivano idealizzazioni. Le idealizzazioni divennero nostalgia. La nostalgia divenne Blues.

Il vestire come ci si sarebbe vestiti nella propria terra natìa, l'osservare il mare sulle spiagge bianche come in Senegal o lavorare nei campi acquitrinosi e paludosi come nel Benin erano condizioni necessarie e sufficienti per far scaturire il Male Nero per eccellenza: la nostalgia. Nello stesso modo in cui i soldati mercenari elvetici del 1600 osservavano le montagne straniere e lasciavano lacrimare il cuore pensando alle Alpi, così come i nostri stessi Alpini che durante la guerra pensavano ai loro amati monti, gli schiavi si lasciavano andare a qualcosa che potesse condensare tutta la loro tristezza e la loro necessità di appartenere a qualcosa che non fosse mortale, come loro. Ma a qualcosa di più, ad uno Stato, ad una Cultura, per esempio.

"Così nasceva il canto, mormorato all'inizio, quasi séguito di pensieri accorati, gonfio di contenuto respiro, lamento più che grido, poichè mai dissociato dal rimpianto per coloro che non cantano più attorno ai fuochi. Un'infinita nostalgia di cose perdute piangeva tra gli Alpini immobili e gravi".

Questo è ciò che scrisse Giulio Bedeschi in Centomila gavette di ghiaccio, riferendosi agli Alpini della Julia. E ai quali fu proibito di cantare dallo Stato Maggiore poichè "Faceva più male di un colpo al cuore".

Così, come un colpo al cuore, i canti nelle comunità degli schiavi afroamericani presero piede per sollevare l'umore e ricordare a tutti, coi loro suoni e le loro percussioni, che il mal d'Africa non si era mai spento.

Le prime registrazioni avvenirono solo successivamente, dalla fine dell'800 alla metà del 1900. Il blues prese piede. Dalla nostalgia nei campi di lavoro passò alla nostalgia della terra natìa tra i partecipanti alle messe e confessioni cristiane (da cui la musicalità prese il nome di Spirituals) da cui i testi rimandavano sempre alla necessità di tornare ad una "casa", che fosse patria o il redentore poco cambiava:

"Swing low, Sweet chariot, coming for to carry me home

Swing low, Sweet chariot, coming for to carry me home If you get there before I do,

coming for to carry me home tell my friends I'm a-coming too coming for to carry me home" (Swing low, Sweet Chariot ; Johnson & Johnson, 1926-1927)

L'idea del movimento, dopo la fine della guerra civile nel 1873 e all'inizio della rivoluzione dei trasporti grazie alle grandi ferrovie del Nord America, divenne cruciale e simbolico per i neo-liberati bluesman.

"When a woman takes the blues, she will hang her head and cry.. when a man takes the blues, he will catch him a train and ride" tanto che l'imitazione sonora della battuta del treno venne ripresa anche successivamente dall'armonica di Deford Bailey (Pan-American Blues), così come in moltissimi altri gruppi e solisti Blues e Jazz successivi.

 

Il blues e la sua diffusione

Il blues, tuttavia, non rimase prerogativa dei "neri". Eddai, chi penserebbe che una musica così profonda, che batte al ritmo delle sincopi dell'ansia e della malinconia, non possa poi germogliare in ogni individuo umano dotato di un minimo senno di empatia? Nella metà del 1900 ci fu una specie di esodo. Migliaia di neri, figli dei figli dei figli di coloro che vivevano senza nulla più che un ricordo, una armonica e le gambe rotte, si trasferirono e fecero da spola tra il delta del Mississippi e Chicago, città della redenzione. Perchè? Perchè i soldi non bastavano. Esattamente come in ogni stato, si cerca lavoro dove c'è speranza che ci sia. I testi del blues passarono da una malinconia generica e ad un desiderio di patria e di libertà a testi più specifici, ricchi di proteste, denunce e anche sconcerie. I neri erano liberi ora. Liberi dalle catene di piombo, ma non da quelle sociali. E nella scontentezza di ciò che sarebbe stata poi la segregazione razziale, si configuravano anche blues quotidiani, fatti di profondità. Avete presente quando tornate a casa e avete l'ansia? A lavoro tutto va male, la moglie (o il marito) vi risponde seccamente e sembra che tutto si mischi in rabbia e vuoto? Bene. Avete il blues. Mi maggiore, LA maggiore, MI maggiore. Un colpo al cesto della biancheria. 4 versi su ciò che provate. Avete fatto il blues.

W. Ferris descrive il blues con le parole di James Thomas: "Quella sera sono tornato a casa (..). Un ragazzino mi ha detto "tua moglie se n'è andata" e io sono stato immediatamente male. Ho detto, "so che se ne è andata". "si è portata appresso tutti i suoi vestiti" "lo so, figliolo, vattene da qui". Beh sai, è una cosa che ti fa stare male. Quando se n'è andata, mi ha incasinato la vita per un sacco di tempo e ci vuole poco perchè quella sensazione si faccia sentire. Quando succede, non ho pace. Devo fare due passi o andare a cavallo o fare qualcosa. Un tempo cantavo una canzone che diceva che "Quando la mia prima moglie mi ha lasciato, mi ha sbattuto in strada". Bè.. è a lei che pensi quando canti. (...). E' quello che chiami Studio profondo. Significa pensare a come una donna ti ha trattato. Tu la vuoi e lei non ti vuole. Il blues è fatto di quello."

Queste realtà fanno male, e fanno male a tutti. Per questo motivo, quando i bluesman del delta si trasferirono più a Nord, verso Chicago, il Blues divenne qualcosa di più generico, di più popolare.

Una musica che colpisse nel profondo, che scuotesse le emozioni e non le tecniche (come invece richiedevano musiche e balli ben più articolati tipici degli anni '20 o '30). E' così che il blues è passato ai bianchi. I neri avevano il talento, i bianchi i soldi per creare le etichette discografiche che trattassero solo il Blues e i suoi derivati, e che non chiedessero spropositi o intercessioni da parte di bianchi per poter registrare. 1947, Chicago. Nacque la Aristocrat Records.

Prese ragazzotti dai nomi simpatici e diede loro gli strumenti per diventare Bo Diddley, Howlin' Wolf, Etta James, Chuck Berry. E non finì lì. Il Blues era diventato di tutti: di Neri, di Bianchi, di Etta James. Che era una donna, che si era fatta come Mamie Smith, Ma Rainey, Bessie Smith e la Spivey, che poteva finalmente cantare lei stessa cosa volesse dire essere donna, essere nera, essere abbandonata. Dal padre, dal marito, dalla società. Anche le donne presero in mano il Blues, e no.. non avevano nulla da invidiare agli uomini.

 

Blues Had a Baby and his name was Rock N Roll

Il blues prese quindi possesso di tutto ciò che potesse essere "profondo". Blu come i diavoli della malinconia, Blu come la tristezza, Blu come le acque profonde. Tiefe Wasser sind nicht still, dicono i Rammstein, le acque profonde non sono tranquille. Il blues, la sua capacità di dare sfogo alle reali emozioni di quel popolo non più impettito in formalità necessarie e logoranti nel mondo dei bianchi dei primi del '900, lo stesso blues delle pene d'amore, del luogo sbagliato, della vita che gira male. Il Blues divenne di tutti nella misura in cui chi lo cantava (o ascoltava) riuscisse ad aprirsi e guardarsi all'interno, riconoscere che ci sono degli accordi in ognuno di noi, e che mostrare la propria rabbia, la propria tristezza, non era roba da "poveri", ma un modo per trovare una via di uscita assieme. E vivere meglio. E, perchè no, anche ballare assieme trovando un nuovo ritmo, forse più allegro, forse più rabbioso e scatenato: il rock n roll.

Siamo negli anni '50, e il Blues trova la sua via d'uscita. Come quando ci si sveglia da un incubo, ci si alza e si comincia a camminare. Il blues era la forza per svegliarsi da un incubo e comunicare al mondo quanto fosse buio, lì in basso.

Il rock n roll fu la rabbia e la fretta con cui, una volta in piedi, si comincia a correre.

 

Fonti e letture consigliate:

  • Debra Devi, The language of blues: from Alcorub to Zuzu.

  • Affestin, Claude. Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. Elementi per una teoria del paesaggio. Vol. 19. Alinea Editrice, 2005.

  • VANNI, DUCCIO. "Sulla “Nostalgia del Soldato” nell’Italia preunitaria." Atti della Fondazione Giorgio Ronchi: 675.

  • Brown, Charles M. "Musical responses to oppression and alienation: Blues, spirituals, secular thrash, and Christian thrash metal music." International Journal of Politics, Culture, and Society 8.3 (1995): 439-452.

  • Floyd, Samuel A. "Troping the blues: From spirituals to the concert hall." Black Music Research Journal (1993): 31-51.

  • Ferris, William "Blues from the delta", 2011.

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